A Palermo non un semplice omaggio alla memoria, ma un vero e proprio percorso finalizzato a trasferire nel presente e nel futuro le figure e il lavoro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
(ITALPRESS) A fare da cornice è Palazzo Jung, a Palermo, dove stamattina, alla presenza di studenti, autorità politiche (con in testa la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo) e rappresentanti della magistratura, è stata inaugurata la Biblioteca blu: quest’ultima si inserisce all’interno del Museo del presente di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con racconti testuali e per immagini dell’attività portata avanti da loro e dalle altre figure, siciliane e non, che hanno sacrificato la loro vita per combattere la mafia.
Per Maria Falcone, sorella di Giovanni e presidente dell’omonima Fondazione, l’apertura della Biblioteca rappresenta un traguardo per il lavoro svolto in tanti anni: “Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di creare un museo per tramandare non il passato, bensì il presente: essendo un posto eterno, vogliamo che la memoria rimanga eterna e venga condivisa tra tutti. Oggi si chiude un cerchio e se ne apre un altro: quando è morto Giovanni mi sono disperata sia come sorella che come cittadina italiana, ci ha lasciato qualcosa di molto importante perché alla vigilia del maxiprocesso, sapendo che sarebbe finita come poi è finita, ha pensato esclusivamente di dirci che ognuno di noi avrebbe dovuto fare la sua parte, piccola o grande”. Si tratta dunque di una memoria che non viene solo coltivata, ma anche attualizzata: “La Fondazione ha dovuto combattere non solo con la mafia, ma anche con un certo fuoco amico: la lotta a Cosa nostra deve arrivare da ogni livello della società”.
Chiara Colosimo sottolinea la valenza simbolica e politica di cosa il 23 maggio 1992 abbia rappresentato per lei:
“Ero una bambina ai tempi della strage di Capaci e da lì la mia attività politica ha voluto ricalcare quella storia: sono anche stata eletta presidente della Commissione parlamentare antimafia proprio il 23 maggio. Per quanto riguarda la nostra attività, ci siamo occupati subito dei 57 giorni intercorsi tra le stragi di Capaci e via D’Amelio: per quanto Cosa nostra non abbia trovato la sua fine le abbiamo comunque inferto colpi durissimi, in ultimo quello relativo a Messina Denaro. La mia paura è che questa rivolta civile, partita soprattutto da Palermo, possa affievolirsi e lasciare spazio alle nuove forme di criminalità organizzata, come il voto di scambio”.